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Epatite Virale C (HCV)

L'Epatite Virale CE' dovuta all’infezione da HCV ( Hepatitis C Virus ), un Flaviviridae , poco più grande dell'HBV e come quest’ultimo fornito di envelope (pericapside) che racchiude a sua volta il capside proteico contenente un singolo filamento di RNA . La superficie esterna dell’envelope presenta inoltre delle proteine ( E1 , E2 ) di dimensioni diverse con proprietà patogenetiche. L’HCV induce una infezione cronica in circa l’80% dei soggetti infettati e rappresenta la causa principale dell’epatite cronica progressiva. Fino al 1975 erano stati identificati solo due virus dell’epatite: l’ HAV chiamato “ virus dell’epatite infettiva ” e l’ HBV detto “ virus dell’epatite da siero ”. Il 65% delle epatiti post-trasfusionali, non ascrivibili a questi due virus, furono chiamate così NANBH ( Epatiti non-A, non-B ). Nel 1989 è stato poi caratterizzato il genoma del virus che causava la maggior parte delle epatiti NANB e a tale virus è stato dato il nome di HCV (virus dell’epatite C). Da quel momento la messa a punto di nuovi metodi di diagnosi di laboratorio in grado di rilevare l’infezione, unitamente a misure di profilassi, ha determinato una riduzione delle nuove infezioni che tuttavia costituiscono ancor oggi, in particolare tra gli operatori sanitari, un rischio professionale non trascurabile. Una delle caratteristiche più importanti dell’HCV è la grande variabilità della sequenza genomica in base alla quale si distinguono numerosi “ genotipi ” e all’interno di ogni singolo genotipo sono individuabili diversi “ sottotipi ”. Tale grande diversità genetica sembra essere dovuta alla elevata replicazione virale in vivo e alla alta frequenza di errori dell’RNA-polimerasi codificata dall’HCV stesso. I genotipi individuati sono sei ( 1 – 6 ) ed i sottotipi più di 90 . E’ da segnalare che è stato proposto di aumentare i genotipi con 7 , 8 e 9 per varietà del Vietnam e Thailandia, 10 e 11 per varianti dell’Indonesia. In Italia i genotipi 1 , 2 , e 3 sono responsabili del 95% circa delle infezioni con predominanza del genotipo 1b identificato in oltre il 50% dei casi. Le possibili forme di trasmissione virale sono quelle viste per l’HBV (vedi Epatite da Virus B). Il contagio da HCV provoca un’ infezione inapparente nella maggioranza dei casi ed un’epatite acuta sintomatica nel 10-15% di essi. Il periodo di incubazione è simile a quello del virus B dell'epatite. L’ HCV quindi può causare tre tipi di malattia: - Epatite acuta simile a quella acuta vista per HAV o HBV ma con sintomatologia più lieve e con risposta infiammatoria meno intensa; - Epatite a progressione rapida e severa a cirrosi nel 15% dei casi; - Epatite cronica persistente in circa 80% dei casi. Infatti l’infezione cronica persistente spesso progredisce ad epatite cronica attiva e nel 20% dei casi evolve a fibrosi, cirrosi e insufficienza epatica dopo 20 anni. L’HCV facilita l’epatocarcinoma dopo 30 anni nel 5% dei pazienti cronici. L’ uso di alcol è un cofattore per la cirrosi indotta da HCV. Bassa è la percentuale di casi di guarigione spontanea; questi sono correlati alla giovane età, al sesso femminile e a particolari aplotipi HLA. Le indagini di l aboratorio normalmente eseguite sono la ricerca degli anticorpi anti-HCV , l’ HCV - RNA qualitativo/quantitativo e la tipizzazione genomica HCV . -- Gli anticorpi anti-HCV vengono rilevati e dosati in Immunoassay con tecniche immunochimiche-immunometriche in fase solida, basate sulla classica reazione antigene-anticorpo: tali tecniche utilizzano antigeni e/o anticorpi fissati su un’apposita superficie in modo da consentire il legame con il marker complementare. I l marker, legatosi alla fase solida, viene rilevato utilizzando una serie di reazioni antigene-anticorpo ; nella reazione finale un anticorpo coniugato ad un enzima catalizza la trasformazione di un substrato dando luogo alla formazione di un prodotto rilevabile dalle strumentazioni opportune. E’ preferibile l’uso di test anti-HCV di III^ generazione che presentano percentuali di specificità del 99%; l’ anti-HCV RIBA è un test che, rivelando gli anticorpi diretti contro le varie proteine virali, consente una conferma della positività anti-HCV. E’ da segnalare che con i test di III^ generazione l’anti-HCV RIBA sta diventando inutile a causa della sua bassa specificità. -- L’ HCV-RNA è un test di Biologia Molecolare e viene eseguito con metodica PCR-Real Time ( PCR : Reazione polimerasica a catena – Real Time : quantitativa in tempo reale) anch’essa vista per l’HBV-DNA (vedi Servizi - Biologia Molecolare). In relazione alla carica virale , vengono distinti quattro gruppi: viremia bassa (1.000 – 50.000 copie/ml), medio-bassa (51.000 – 500.000 copie/ml), medio-alta (510.000 – 5.000.000 copie/ml) e alta (superiore a 5.100.000 copie/ml). L’ HCV-RNA qualitativo invece serve a stabilire se è presente una infezione attiva grazie alla sua alta sensibilità (50 copie/ml). -- La tipizzazione virale , quale test di Biologia Molecolare, si basa infine sulla determinazione della sequenza di una regione genomica caratteristica di ciascun tipo virale. A differenza degli anti-HBs (HBsAb), gli anti-HCV non sono anticorpi immunizzanti e come già detto sono segno di infezione; infatti detti anticorpi non riescono a neutralizzare l’HCV a causa delle sue continue mutazioni . Le continue mutazioni e la conseguente variabilità genetica di questo virus sono inoltre alla base delle difficoltà incontrate per l’allestimento di un efficace vaccino . Presso la nostra struttura è possibile la determinazione dell'anti-HCV di 3^ generazione e l'HCV RNA sia qualitativo che quantitativo effettuando un prelievo venoso. Orario prelievi 7.45-9.30. Si consiglia un digiuno di 8-10 ore. Vedi anche Comunicati Stampa nel riquadro in alto a sinistra.

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